Convegno SICP 2014 ad Arezzo: la riflessione di due volontarie

Abbiamo partecipato al XXI Congresso Nazionale SICP ad Arezzo, con riscontri ed argomenti molto interessanti.
Vediamo ora di riportare alcuni dei messaggi che ci hanno colpito con maggior interesse.
Lo spazio era riservato a tutte le tematiche (cliniche, relazionali, organizzative, etiche, formative),
ma il “fil rouge” tematico di questo Congresso Nazionale è stato quello della appropriatezza delle cure.
Il termine appropriatezza è la misura di quanto una scelta di un intervento diagnostico o terapeutico
sia adeguato rispetto alle esigenze del paziente.
Nella lezione introduttiva argomenti seri e importanti sono stati intervallati da personaggi comici come Paolo Hendel, attore comico interprete del film “Speriamo che sia femmina” che vi consigliamo di vedere.
Durante il suo intervento  ha enunciato la seguente frase: “La cosa più stupefacente al mondo è che ognuno
di noi ignora la morte, anche se sappiamo che prima o poi ognuno di noi è destinato a morire”.
I vari relatori hanno più volte introdotto gli argomenti parlando della morte dicendo che essa è come la nascita e che ignorarla non è la giusta  soluzione a fronte della sua esistenza.
Il tema della morte è stato un comun denominatore di molti relatori, e un concetto che ha fatto riflettere in molte occasioni è stato quello di porre la morte come un intervallo che dà spazio ad una continuità.
I relatori hanno fatto anche l’esempio dell’opportunità che può dare ad ognuno di noi la vedovanza,  riuscendo a trasformare la perdita del proprio coniuge in un qualcosa di positivo; chiudersi in se stessi non risolve nulla, invece al contrario anche questa situazione può dare dei risvolti positivi.
Un altro messaggio che è stato rivolto ai volontari è stato quello che per aiutare un ammalato bisogna conoscersi bene, dare spazio all’accoglienza; i relatori hanno anche proposto di scrivere una lettera a noi stessi per poter confrontarci con le nostre fragilità, sofferenza, ira, rabbia, sconforto e paure.
Un altro concetto molto importante per noi volontari è quello di ascoltare gli altri   senza porre alcun giudizio.
Nella nostra società di oggi il pensiero è cambiato, negli anni ’60 si era sviluppata l’affermazione individuale, con la corsa al proprio successo e al massimo godimento di tutto, con aspettative elevatissime e con la massima aspirazione del proprio ego. Ora il ciclo dell’io non esiste più, ma fa capolino il noi, stiamo entrando in un’era più responsabile; il che è solo positivo.

 

Annalisa Galli

Nanda Micheli